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Cozzella Repubblica IlGusto, Racconto la resistenza della ristorazione

Cozzella Repubblica IlGusto, Racconto la resistenza della ristorazione

Tenere alto l’interesse sul mondo della ristorazione e approfondire temi sempre attuali come la digitalizzazione e la sostenibilità. Raccontare storie di chef e ristoratori grazie a cui la gastronomia diventa un fattore culturale e identitario per il nostro Paese. Sono questi gli obiettivi che, in questi mesi, si è posta Eleonora Cozzella, critico gastronomico, sommelier e una delle firme gastronomiche di punta di Repubblica e ora del nuovo prodotto editoriale del Gruppo Gedi IlGusto.

Come avete affrontato con Repubblica e con eventuali altre sue collaborazioni questa pandemia e la conseguente grande difficoltà nel settore ristorativo? Avete in qualche modo modificato la vostra consueta narrazione? Avete realizzato qualche iniziativa particolare per raccontare questo periodo?

«La pandemia ha chiaramente cambiato tutto. Si è smesso di viaggiare, di conseguenza, chi fa il mio lavoro ha provato meno piatti nuovi, incontrato meno persone, conosciuto meno nuove realtà, insomma si è fatta una inedita esperienza del tempo. Tutto il lavoro è diventato a distanza dentro un contesto di grande difficoltà per il mondo della ristorazione e dell’enogastronomia.

Quindi abbiamo dovuto spostare il focus narrativo dalla dimensione del piacere, del gusto, dell’esperienza al ristorante nelle sue varie forme, al racconto delle forme di resistenza del settore. Dunque, dal delivery all'impegno di molti in attività di solidarietà, dalla costruzione di linee per l’e-commerce alle attività social per mantenere una rete di relazione, una community.
Poi, chiaramente, abbiamo dato molto spazio alla dimensione privata della cucina che il primo lockdown ha portato in grande evidenza, con la riscoperta del piacere di fare il pane, dell’impastare, in genere dello stare ai fornelli in famiglia. E del condividere questi vecchi-nuovi saperi ritrovati, risperimentarli.

Infine, ovviamente il racconto della fase critica attraverso interviste ai grandi chef per tenere alto l’interesse su questo mondo (e dunque sulla necessità di ristori) che ahimè in Italia non ha un riconoscimento presso la politica come, ad esempio, avviene in Francia.

E il lavoro che ho cercato di fare per Sapori di Repubblica ma anche per i diversi contenuti del giornale, da quello in edicola, alla newsletter deGusto al podcast Questioni di Gusto».

Dal suo punto di vista di giornalista del settore, come hanno modificato la comunicazione le aziende del food e della ristorazione (aziende alimentari, ma anche chef, ristoranti etc) in questo periodo? Ci sono iniziative che l'hanno colpita particolarmente e che ha voluto mettere in evidenza?

«C’è stato, almeno per molti mesi, un crollo della comunicazione a cui eravamo abituati. Poi, direi che ha prevalso una comunicazione che nel raccontare le esperienze di resistenza ha puntato moltissimo l’attenzione sulla comunità, per quanto virtuale, sul senso di appartenenza e di condivisione di valori. Si è notato l'impegno a costruire o a mantenere una relazione con i clienti. Dalle grandi aziende ai singoli chef, c’è stato un grande lavoro, in particolare sui social network, per creare momenti aggreganti, esperienze verso i differenti shareholder: nei confronti dei giornalisti e della comunicazione in generale attraverso la moltiplicazione degli webinar per consentire comunque di continuare a raccontare attività e storie e magari anche a far degustare i prodotti inviandoli a casa; nei confronti dei clienti sfruttando i social per far emergere la passione, la voglia di resistenza, la capacità di raccontare storie intorno al cibo in particolare da parte degli chef».

I vostri lettori come hanno reagito? Avete notato una maggior sensibilità a determinati temi legati al mondo del food? C’è stato, secondo voi, un incremento di attenzione nei confronti di questo settore?

«In un momento in cui il mondo della ristorazione è entrato praticamente in una condizione di ibernazione, l’interesse tanto verso le storie degli chef quanto della cucina di casa hanno acquistato un grandissimo interesse. Per cui in realtà in termini di attenzione dei lettori verso i nostri contenuti non è assolutamente venuto meno, proprio probabilmente per questa capacità di cambiare focus. Nelle mail che ricevo, per esempio, ho notato apprezzamento per la scelta di guardare la gastronomia da un altro punto di vista, specie quando ne sottolineavo il valore in termini non solo economici (l'agroalimentare resta settore trainante del nostro Paese), ma identitari e culturali».

Dopo la pandemia, e quando finalmente si potrà parlare davvero di ripartenza, come cambierà secondo voi la comunicazione in ambito food? Quali canali dovrebbero essere privilegiati e quali secondo lei hanno fatto il loro tempo?

«Credo che sarà sempre più importante la focalizzazione sui nuovi temi, che sono, oltre all'e-commerce e in generale la digitalizzazione, quelli della sostenibilità e della circolarità. C’è una vigilanza altissima sulle questioni ecologiche, in particolare tra le nuove generazioni. E il mondo della ristorazione se ne sta facendo carico, sta dando l'esempio, con tante iniziative e soprattutto con comportamenti virtuosi. Sostenibilità delle produzioni in termini ambientali, economici, sociali. E dunque una copertura per intero della filiera in ogni passaggio e nei suoi diversi componenti. E questo è un filone nuovo di racconto che mi appassiona e che ho cercato di esplorare in particolare con il nuovo portale Green&Blue del gruppo Gedi presente sui siti di Repubblica, La Stampa, Il Secolo e di tutti gli altri giornali del gruppo, dove sto dando voce alle esperienze “verdi” di chef italiani e internazionali».

Ha in cantiere qualche progetto futuro che ci vuole anticipare legato alle sue collaborazioni giornalistiche o più in generale alla sua vita professionale?

«Sono entusiasta del nuovo progetto IlGusto del gruppo Gedi dedicato al mondo del food online e in edicola dal mese di aprile, sul modello già seguito appunto con Green&Blue, Salute e Moda. Il direttore è Luca Ferrua e si tratta di una bellissima novità per il mondo dell’enogastronomia visto che mette insieme tutte le competenze di un gruppo editoriale ampio e con tante professionalità. Insomma, sono orgogliosa di farne parte e poter continuare a raccontare il mondo della ristorazione in particolare.

Poi per quanto riguarda le mie inclinazioni e specializzazioni, il racconto intorno alla pasta resterà uno dei miei focus professionali preferiti: ho un'idea nel cassetto che sta per realizzarsi ma è prematuro parlarne. Dopo i due libri, Pasta REvolution e La Carbonara Perfetta, ho appena firmato la consulenza storica per un docufilm sulla Carbonara proprio in occasione del Carbonara day che si è svolto il 6 aprile. Tra le altre novità avrò il grande piacere di poter condividere le mie esperienze nel mondo della gastronomia con una serie di lezioni ai praticanti della Scuola di Giornalismo della Luiss, Università dove anch’io mi sono formata come giornalista».

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