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Graglia, "Dopo la pandemia avremo voglia di riscoprire il territorio"

Graglia, "Dopo la pandemia avremo voglia di riscoprire il territorio"

Rosalba Graglia, giornalista e scrittrice, volto noto del food writing piemontese e nazionale, durante le chiusure per la pandemia, ha dato spazio soprattutto alla storia dei prodotti e delle tradizioni gastronomiche cercando di valorizzare le iniziative dei singoli imprenditori e ristoratori con un legame con il territorio. La sua ricerca di informazioni ha puntato soprattutto su argomenti non soggetti a stagionalità con lo sguardo puntato sulla cucina del territorio.

Come hai affrontato con le testate con cui collabori questa pandemia e la conseguente grande difficoltà nel settore ristorativo? Hai in qualche modo modificato la tua solita narrazione? Sono state realizzate iniziative particolari per raccontare questo periodo così fuori dall’ordinario?

«Scrivo per testate di turismo e di enogastronomia, che per fortuna hanno continuato a pubblicare con regolarità. La narrazione si è orientata più verso tematiche storiche (storie di prodotti, per esempio, o di tradizioni gastronomiche) e argomenti non soggetti né a stagionalità, né ad eventi: questo in particolare per le proposte turistiche (sempre corredate da info su dove dormire o mangiare), focalizzate su temi "senza tempo" da tenere da parte per tempi migliori. Molta attenzione anche alle iniziative a sfondo benefico, improntate a sostenibilità, ecologia».
Dal tuo punto di vista, come hanno comunicato le aziende del food e della ristorazione in questo periodo?

«Tutte le iniziative con uno scopo sociale, di condivisione, hanno trovato particolare rilievo (ultima in ordine di tempo il Pranzo a mille del Banco Alimentare, ma anche la spesa sospesa di Eataly, per citarne alcune). Nell’ambito del Delivery, inoltre, ho sempre cercato di raccontare le iniziative non banali e creative, frutto di un vero e proprio progetto. Per fare un esempio: brunch sushi con commento culturale e musicale, video ricette, piatti da sperimentare sul web».
E i tuoi lettori come hanno reagito? Hai notato una maggior sensibilità a determinati temi legati al mondo del food? C’è stato, secondo te, un incremento di attenzione nei confronti di questo settore?

«C'è stata sicuramente una maggiore attenzione e una maggiore disponibilità a mettersi alla prova magari in un webinar di cucina. Anche molti uffici del turismo hanno puntato al food e alle ricette della tradizione per comunicare la propria destinazione in modo più piacevole e più praticabile in questo periodo. Mi è capitato di intervenire in un webinar di Atout France sulle case degli scrittori parlando espressamente dei gusti a tavola di Proust, Cocteau o Dumas, per fare un esempio. Ed è stato molto apprezzato».
Dopo la pandemia, e quando finalmente si potrà parlare davvero di ripartenza, come cambierà secondo te la comunicazione in ambito food? Quali canali dovrebbero essere privilegiati e quali quelli che hanno fatto il loro tempo?

«Credo che per molti versi si assisterà a un ritorno alla tradizione: abbiamo sentito tutti il legame con il territorio e con le radici. In secondo luogo, la sostenibilità sarà al centro: gli orti degli chef, le filiere corte, avranno uno spazio sempre maggiore. Ritengo invece un po' superato l'esotismo a tutti i costi: il territorio è più rassicurante».

Avete qualche progetto futuro che ci volete anticipare legato alla vostra testata o alla vostra vita professionale?

«Mi auguro che Bell'Italia, con cui collaboro, riproponga i numeri speciali Bell'Italia del Gusto, proprio nell'ottica di quanto detto prima: credo sempre di più al legame fra turismo e cibo. Ed è in questa prospettiva che mi auguro prosegua il mio percorso professionale».

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