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Il clima nei campi e sulla tavola

Il clima nei campi e sulla tavola
Il clima cambierà la nostra dieta. E ciò che mangiamo, del resto, sta cambiando il clima. La correlazione fra il sistema alimentare globale e il riscaldamento del pianeta suona quasi ovvia, ma i tanti modi in cui influenzerà le nostre abitudini quotidiane, in un futuro che è già presente, spesso sfuggono all’opinione pubblica.

“Eating is an agricultural act”: mangiare è agricoltura. Simran Sethi, giornalista indo-americana ospite questa mattina al Festival, cita lo scrittore-contadino Wendell Berry per riassumere lo stretto rapporto fra le nostre scelte a tavola, il sistema produttivo e l’ambiente. Nel libro “Bread, Wine and Chocolate”, Sethi viaggia fra campagne, piccole aziende, allevamenti e manifatture per raccontare l’origine dei cibi più comuni, quelli che amiamo e che in definitiva determinano la nostra identità e ciò che definiamo “casa”. Cibi che stiamo perdendo, abituati a un sistema industriale sempre più standardizzato, che riduce la varietà ai minimi termini, uniforma le diete e promuove le monocolture estensive. Il tutto in nome di una produttività che, alla luce delle nuove condizioni climatiche, sarà sempre meno sostenibile e anche praticabile. Perché ci sarà sempre meno acqua. “La scarsità idrica è una delle maggiori conseguenze del cambiamento climatico e le politiche agricole non possono non tenerne conto. È un tema strategico, vitale per il futuro del sistema cibo globale”, ha sottolineato il giornalista Emanuele Bompan, che al tema del “water-grabbing” ha dedicato un lungo periodo di ricerca in giro per il mondo. Servono politiche internazionali, certo, ma si potrebbe fare molto già partendo dal locale, come ha fatto notare Cristiana Peano del Dipartimento di Scienze Agrarie di Torino: “È necessario coinvolgere i coltivatori, le aziende. Il mondo agricolo può e deve dare un forte contributo alla mitigazione climatica, ma purtroppo siamo ancora deboli su questo fronte”.
Dal globale al locale per arrivare alle scelte individuali. “Le responsabilità globali – conclude Sethi – sono le responsabilità di tutti. Abbiamo in mano degli strumenti per agire, partendo dai nostri comportamenti, da chi votiamo alle elezioni, da cosa e dove compriamo, da ciò che mangiamo ogni giorno”.

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