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Ci può essere un'etica nel comunicare una notizia finanziaria? La risposta arriva dal grano

Come si concilia la comunicazione finanziaria con il diritto al cibo? Come fa, cioè, uno strumento asettico come la Borsa a quotare elementi delicati come grano, caffè, cacao e zucchero senza considerare le differenze qualitative, i paesi produttori, la resa effettiva sull'economia reale?

Il dibattito è complesso e di difficile soluzione. Anche perché mette a confronto due mondi che faticano a dialogare, quello dell'economia e quello dell'etica. Nasce dunque come una provocazione l'incontro “Quando il grano è una commodity: il giornalismo economico di fronte al diritto al cibo”, che il Festival del Giornalismo Alimentare programma per giovedì pomeriggio alle 17.

Con il termine “commodity” si indicano i beni indifferenziati, quelli appunto che vengono offerti sul mercato finanziario senza tenere conto delle differenze qualitative. E il grano è uno degli esempi più significativi. Il dibattito verterà però su un aspetto specifico: la comunicazione di questi temi. Si partirà cioè da una considerazione: le materie prime quotate in Borsa sono spesso trattate dai giornali soltanto sotto l'aspetto finanziario e della redditività dell'investimento. Senza considerare che a ogni oscillazione di prezzo corrisponde un preciso effetto sull'economia reale. La domanda è dunque questa: come si possono comunicare anche il diritto al cibo e le diverse sensibilità etiche e culturali che ci sono dietro a una fredda notizia economico-finanziaria?

A rispondere saranno Amedeo Reyneri e Paolo Biancone dell'Università di Torino, Roberto Iotti del Sole24Ore, e Andrea Di Turi di Avvenire.

Di Daniele Angi

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