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"Il menù l'ho fatto io": come i bambini insegnano ai genitori a fare la spesa

Noi siamo quello che mangiamo. Il cibo non cresce nel piatto”, le strofe di Quello che la Terra ci dà del rapper torinese Marco Richetto, in arte Rayden, riassumono perfettamente il primo incontro di oggi, 26 febbraio, al Festival del Giornalismo Alimentare, in programma alla Cavallerizza Reale di Torino. Il tema centrale della conferenza Dalla pizzetta agli spinaci: quando la comunicazione spinge i bambini a nutrirsi bene è la nutrizione sana dei più piccoli. Sono state raccontate diverse esperienze di comunicazione efficace nelle scuole e di conseguenza nelle famiglie.

Il Comune di Torino negli ultimi anni si è attivato nella realizzazione di progetti mirati a migliorare l’alimentazione nelle Scuole Primarie. “Il cibo diventa una scelta quotidiana - ha detto Mariagrazia Pellerino, assessora all’Istruzione -. Temi come l’impatto ambientale e il consumo consapevole mostrano che la ristorazione scolastica può essere un ambito educativo”. Così negli ultimi tre anni la Città si è concentrata su un nuovo capitolato per le mense vincendo un bando europeo sulle best practice in ambito alimentare. “Con i fondi che abbiamo ricevuto, abbiamo cambiato la ristorazione scolastica torinese - ha spiegato Pellerino -, introducendo stoviglie compostabili e successivamente dando il via al progetto Il menù l’ho fatto io”. Su 80 piatti che oggi vengono forniti ai bambini nelle mense, 45 li hanno li hanno scelti direttamente loro, dopo un percorso di workshop con dietisti, gite in cascina e nei mercati rionali. “Bambini e bambine vanno presi sul serio. Abbiamo fatto diventare realtà i loro desideri”, ha concluso l’assessora all’Istruzione.

Un altro progetto interessante è quello presentato da Marina Bagni, del Ministero della Salute, che ha iniziato il suo intervento con un verso di un poeta asturiano: “La bestia di ogni comunicatore è riuscire a cambiare il colore della lente con cui ognuno vede la realtà”.

Per aiutare i bambini a cambiare la propria visione del mondo, il Ministero ha intrapreso un percorso sperimentale di tre anni, da cui sono nate pièces teatrali con protagonisti i più piccoli. “Abbiamo coinvolto più di cento bambini insegnando loro a ridurre i comportamenti a rischio legati alla scelta del cibo - ha raccontato Bagni -.  Al termine del percorso sapevano spiegare ai loro genitori la differenza tra intolleranza e allergia o tra un mal di pancia e un dolore intestinale”.

Da questo lavoro progettuale è nata una collana editoriale intitolata “Il Teatro della Salute”: tra gli spettacoli, scritti dall’autore Emiliano Venturi,  ricordiamo Pidocchio, Indovina chi ti riciclo, La finestra sul frigorifero e 4001: Odissea nella via lattea.

Nutrirsi bene significa prima di tutto sicurezza, salute e ambiente: l’ha spiegato bene Manila Bianchi, dell’istituto zooprofilattico Piemonte Liguria Valle d’Aosta, che ha illustrato alcuni laboratori didattici realizzati dopo Expo. Stay Healthy  un esempio di come, scomponendo la mascotte dell’esposizione universale “Foody” nelle sue parti di frutta e verdura, si possono insegnare in modo divertente e accattivante le caratteristiche nutrizionali. “Abbiamo coinvolto 2.500 bambini tra i 6 e i 12 anni che al termine del laboratorio hanno realizzato un cartone animato (visibile a questo link) sul nutrirsi in maniera consapevole”, ha concluso Bianchi.

di Federica Frola e Sabrina Colandrea (Futura)

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