Al mondo ci sono, oggi,
800 milioni di persone che soffrono la fame e 2 miliardi che invece mangiano troppo e (spesso) male. Circa
1,3 miliardi di tonnellate di cibo – un terzo della produzione mondiale -
vengono sprecate ogni anno; ogni cittadino dell’Unione Europea ne spreca in media 180 kg all’anno.
Luca Mercalli, presentando il primo panel del Festival dedicato alla
sostenibilità della filiera agroalimentare, aveva chiesto cifre e dati scientifici: i numeri, puntualmente, sono arrivati, e non sono incoraggianti. “Se i rifiuti alimentari fossero un paese, sarebbero il terzo più grande del mondo”, ha dichiarato
Clara Velez Fraga della Fao. “Quella moderna è un’economia di rapina, che ha prodotto grandi ricchezze ma senza preoccuparsi delle connessioni fra sostenibilità economica e sostenibilità ambientale e sociale – ha invece spiegato
Cinzia Scaffidi, vice Presidente di
Slow Food Italia – Risparmiare è un concetto che usiamo per il denaro, dobbiamo cominciare ad applicarlo al capitale naturale. E poi dovremmo pensare che sprecando si buttano via ore di lavoro, ore di vita gettate letteralmente in discarica”. Dove e in che misura si generi lo
spreco lungo la filiera alimentare in Italia lo ha precisato
Marco Pedroni, presidente nazionale di
Coop: “Contrariamente a quanto si crede, solo il 5% si genera nella distribuzione, un 15% nella ristorazione, un 40% in famiglia e un altro 40% nelle industrie del settore. Per questo è fondamentale che le aziende per prime siano trasparenti e chiariscano ai consumatori il loro concetto di sostenibilità. Trasparenza vuol dire anche informazione corretta: oltre il 50% delle informazioni che girano oggi sul web sono false o incomplete”. È appunto per contrastare questa insana tendenza verso le
fake news che la Thomson Reuters Foundation, insieme a Barilla Center for Food and Nutrition, ha indetto il
Food Sustainability Media Award, annunciato durante il panel dalla direttrice
Belinda Goldsmith.
