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La critica mascherata: indipendenza e marchette secondo Visintin

Anche il festival ha avuto il suo momento teatrale, nel pomeriggio di venerdì, con l’arrivo del critico mascherato del Corriere della Sera. Valerio Massimo Visintin, il Guy Fawkes della forchetta, si è presentato in total black, compresi volto, occhiali e cappello. Del resto lui, il gusto per la goliardia, oltre che per la buona cucina, non lo ha mai negato. In questo caso, però, è un fare di necessità virtù. “Io non mi prendo troppo sul serio, ma lavoro seriamente. – ha spiegato - Vado nei ristoranti in incognito, non mi presento come giornalista. Poi però sono costretto a mascherarmi, perché se una mia foto arriva sui social posso dire addio all’incognito”. Per mantenere l’integrità professionale, insomma, non basta pagare il conto della cena. Certo non tutti sono disposti a sacrifici di questo tipo, soprattutto in tempi di vacche magre per il giornalismo in generale… “L’informazione libera costa – ha puntualizzato Marco Trabucco di Repubblica – Più si pretende informazione gratuita, più questa rischia di essere condizionata”. “La credibilità di un critico dovrebbe essere difesa dagli editori, che però, purtroppo, nella maggior parte dei casi interpretano questo mestiere come un hobby”, ha rincarato la dose Visintin. E allora, pare quasi inevitabile, si arriva alla marchetta. L’indipendenza della critica è dunque spacciata? “Credo che non solo i giornalisti, ma le stesse testate non possano mai dirsi totalmente indipendenti. – ha concluso Trabucco - Ma finché sarà viva la concorrenza e ci saranno voci molteplici tra cui scegliere, libertà e indipendenza dell’informazione avranno una base su cui poggiare”.

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