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Reati alimentari

Reati alimentari, agromafie e agro-pirateria; chi è stato presente al panel di venerdì pomeriggio del Festival del Giornalismo Alimentare, dedicato a questo tema, ha avuto occasione di ascoltare l’esperienza dell’ex procuratore generale Gian Carlo Caselli in materia di mafie alimentari.

«Più un'attività è redditizia, più attira i criminali, da quelli più piccoli, per reati minori, fino all'associazione mafiosa». E non è un caso che la mafia – che Caselli definisce simbolicamente "liquida" – sia profondamente infiltrata nella filiera agroalimentare, in tutti i suoi ambiti. Dalla terra alla produzione, dal trasporto alla distribuzione, le agromafie tengono tutto sotto controllo, ottenendo un fatturato annuo che nel 2015 ha raggiunto i 16 miliardi di euro.

Eclatante l’inchiesta condotta dalla procura di Reggio Calabria, in cui furono scoperte forme tradizionali di ‘ndrangheta nel mercato ortofrutticolo di Milano o nel caso dell’olio contraffatto spacciato per vero nei mercati statunitensi. Altrettanto, il fenomeno dell’italian sounding, business da 60 miliardi di euro annui, che sfrutta messaggi e immagini volti a esaltare l’italianità di un prodotto che in realtà di italiano non ha nulla, causando la perdita di 300mila posti di lavoro nel mercato italiano.

«I pericoli delle agromafie riguardano la scarsa qualità e sicurezza dei prodotti, che possono mettere a rischio la salute dei consumatori»: è soprattutto alla tutela di questi ultimi che si rivolge il disegno di legge, voluto dal ministro della giustizia Orlando, pensato allo scopo di riformare i reati alimentari, inserendo nuove fattispecie di azioni illecite.

Racconta Caselli: «Era il 20 aprile 2015 quando il ministro Orlando decise di formare una commissione incaricata di elaborare nuove forme di intervento contro i reati agroalimentari. Io presiedevo la commissione, a cui parteciparono esponenti di diverse categorie professionali. I termini stabiliti dal ministro erano strettissimi ma in pochi mesi riuscimmo a finire il lavoro. Il 14 ottobre consegnammo un progetto di 49 articoli accompagnato da alcune linee guida, e fu girato al Consiglio dei Ministri in attesa di passare alle Camere. Sono passati 8 mesi e il progetto è ancora lì. Nonostante negli ultimi tempi ci siano stati rallentamenti vari, incomincia ad insinuarsi il sospetto che ci siano delle resistenze».

Non è chiaro quindi quando la legge verrà effettivamente discussa, tuttavia è necessaria. Necessaria perché l’attuale normativa evidentemente non funziona. Caselli l’ha definita «una norma vecchia e piena di buchi, che a causa della stratificazione di fonti accumulate negli anni ha finito per indebolire il quadro sanzionatorio, lasciando spazio a incertezze interpretative. Esagerando, si può definire legge criminogena».

Nello specifico, la nuova norma prevedrebbe: la definizione di nuovi reati, quali l’agro-pirateria, il disastro sanitario e il rifiuto di ritirare dal mercato prodotti pericolosi; l’estensione dei crimini di intercettazione anche allo scambio e commercio di prodotti dannosi; possibilità di effettuare operazioni di controllo, prelievo e campionamento a sorpresa; la tutela dell’ambiente e del paesaggio; incentivi, tutela del consumatore e, novità assoluta, la valorizzazione del patrimonio agroalimentare italiano.

Concludendo, chi fosse interessato a saperne di più sul tema, l’osservatorio per la lotta alla criminalità agroalimentare promosso da Coldiretti e presieduto da Caselli presenterà anche quest’anno il rapporto sulle agromafie, giunto alla quinta edizione.

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