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Verso l'etichettatura del riso, come chiede il Piemonte

Sulle confezioni di riso sarà indicata l’origine del prodotto. I consumatori sapranno, così, se si tratta di riso prodotto nel Vercellese o in Lomellina oppure in Cambogia. E’ pronto alla firma dei ministri Martina e Calenda un decreto che chiede all’Unione europea di autorizzare per il riso l’etichettatura obbligatoria, sul modello dei prodotti lattiero-caseari, in modo che venga indicato il paese di origine e quello di trasformazione del riso. Nel decreto c’è anche la richiesta all’Ue della clausola di salvaguardia per il riso e del contingentamento all’importazione. Lo ha reso noto il ministro dell’agricoltura Maurizio Martina al tavolo della filiera del riso, riunito al ministero per trovare soluzioni alla crisi del settore, mentre fuori si teneva una manifestazione dei risicoltori italiani. Soddisfatto il mondo agricolo (forse un meno quello dell’industria risiera che voleva le mani libere sull’importazione). Soddisfatto l’assessore regionale all’agricoltura della Regione Piemonte Giorgio Ferrero, presente al tavolo romano: «L’etichettatura obbligatoria è lo strumento principale e necessario per valorizzare sul mercato il riso piemontese che, ricordiamo, con circa 8 milioni di quintali di produzione annua, rappresenta oltre il 50% della produzione nazionale. Ora il nostro riso è anonimo, sul mercato vale tanto quello prodotto da altri paesi, anche asiatici, e venduto a un prezzo molto più basso. L’etichettatura obbligatoria svolge questa funzione: svela la provenienza del riso, in modo che i consumatori sappiano cosa c’è nella scatola di riso che comprano e possano scegliere autonomamente cosa comprare. L’etichettatura è una richiesta che sosteniamo da tempo e trova anche il consenso unanime del Consiglio regionale che in un ordine del giorno ieri l’ha richiesta espressamente». Oltre all’obbligo dell’origine, l'Italia chiederà a Bruxelles l'attivazione della clausola di salvaguardia per bloccare le importazioni di riso dai Paesi che godono del sistema tariffario a dazio zero nonostante utilizzino in maniera intensiva pesticidi vietati da anni nella Ue e sfruttino il lavoro minorile, come denunciato dai produttori della Coldiretti. Al via anche un piano straordinario per la promozione e l’informazione sul riso italiano, necessaria per rimediare all’immobilismo dell’Ente Risi. «Con le importazioni di prodotto straniero spacciato per italiano che nel 2016 hanno raggiunto il record storico, l’introduzione dell’obbligo dell’etichetta, fortemente sostenuta da Coldiretti, va finalmente a tutelare una realtà da primato per qualità, tipicità e sostenibilità e, con essa, il lavoro di oltre diecimila famiglie tra dipendenti e imprenditori impegnati nell’intera filiera - ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo - si tratta anche di un importante segnale di cambiamento anche a livello comunitario dove occorre ora proseguire nella battaglia per la trasparenza». Meno entusiasta la Cia, la seconda associazione agricola italiana. «Le problematiche connesse al mercato e alla commercializzazione del riso italiano – scrive l’organizzazione in un comunicato - non si superano con interventi precipitosi e spot, che sembrano di propaganda. Piuttosto occorrono politiche di lungo respiro e interventi ponderati come una campagna promozionale sul “riso italiano”, una buona legge sul commercio interno, misure ad hoc sulle importazioni selvagge e maggiore attenzione nelle concessioni tra le aree di libero scambio per un prodotto considerato sensibile dalla stessa Commissione europea. Così la Cia-Agricoltori Italiani sulla situazione di crisi del comparto risicolo nazionale». «In merito al tema dell’etichettatura - prosegue la Cia - riteniamo giusto avviare il percorso per approdare a un sistema chiaro, evitando soluzioni pasticciate che non portano benefici a produttori e consumatori. In particolari periodi di crisi del prodotto interno, sarebbe necessario regolarizzare meglio le dinamiche dell’import, prevedendo anche misure come il blocco momentaneo delle importazioni di riso dall’Asia».

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