Il cibo italiano, un patrimonio per la cultura e la gastronomia del Belpaese, senz'altro, ma anche e forse di più per la sua economia. Fra i principali ambasciatori del made in Italy c'è Oscar Farinetti, il patron di Eataly, forse il più famoso esempio di impresa innovativa nel settore alimentare.
Farinetti sarà ospite della quarta edizione del Festival del Giornalismo Alimentare, ed è atteso nella mattinata di venerdì 22 febbraio.
“Quali progetti per promuovere il cibo italiano fra gli italiani e nel mondo”, questo il titolo del panel in cui si farà il punto sulle strategie di promozione e di immagine di uno dei settori più forti della nostra economia. Sarà anche occasione, a un anno di distanza dall'anno del cibo italiano, per tracciare un bilancio di come il sistema, nel suo complesso, valorizzi il nostro patrimonio oppure, al contrario, presenti lacune.
Da un lato l'esempio di Eataly ha segnato una possibile rotta per lo sviluppo del settore agroalimentare. Ma l'impero fondato da Farinetti non è l'unico possibile modello di business. Certo è che Eataly ha scatenato una sorta di reazione a catena che ha rafforzato il “marchio” del made in Italy, quantomeno nella sua percezione a livello globale. Partendo infatti da un'indubbia forza intrinseca dei prodotti – le eccellenze italiane – è stato in grado di amplificarne i pregi e dunque alimentare l'appeal della nostra enogastronomia e livello globale. Lo ha fatto conquistando il mercato (pur ricevento anche numerose critiche) grazie a varie strategie. Eataly oggi non è soltanto un "supermercato", ma nelle intenzioni dell'azienda vuole essere un polo culturale, dove i prodotti di eccellenza italiani vengono "spiegati", raccontati, celebrati (basti pensare ai numerosi corsi di degustazione che si tengono nei punti vendita della catena.
