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Cinelli, Donne del vino, "Crescerà ancora l'enoturismo di esperienza"

Cinelli, Donne del vino, "Crescerà ancora l'enoturismo di esperienza"

Dopo la pandemia crescerà la richiesta di esperienza di enoturismo ma si consoliderà anche l'e-commerce. Parola di Donatella Cinelli Colombini, presidente dell'Associazione nazionale Donne del Vino, che, con oltre 900 associate, è la più grande associazione del mondo delle donne del vino, siano esse produttrici, ristoratrici, sommeiller o giornaliste.

Qui il suo racconto di come le imprenditrici del settore del vino hanno vissuto il periodo della pandemia, dal crollo dell'enoturismo al consolidamento dell'uso del digitale.

Non mancano idee e progetti per la ripartenza del comparto del vino, facendo tesoro degli insegnamenti lasciati dal periodo delle restrizioni, e con un occhio puntato alle peculiarità dall'imprenditoria al femminile, a cui l'Italia e l'Unione Europea hanno assicurato maggiore attenzione.

Come la pandemia ha colpito il suo settore? Quali sono i cambiamenti emersi o consolidati, dai quali secondo lei non si tornerà indietro?

«Le cantine più colpite sono quelle piccole senza una rete commerciale internazionale, che vendevano soprattutto in enoteche e ristoranti di fascia alta. Il collasso dei viaggi esteri, che si sono contratti di quasi il 70%, ha avuto due effetti negativi: il primo sulle attività turistiche delle imprese del vino cioè vendita diretta, ristorazione e ricettività; il secondo sui clienti della cantina perché erano americani, brasiliani, russi a chiedere le bottiglie italiane più care. Tornando a parlare di enoturismo con l'epidemia è cresciuta la richiesta di esperienze e sono calati gli acquisti di vino. Questo credo sia un trend destinato a perdurare anche dopo il covid».

Quali sono le nuove modalità con cui il comparto del vino dovrà affrontare la ripartenza?

«Sono convinta che i turisti esteri vadano "presi per la gola" se vogliamo che tornino velocemente in Italia. Presentando il nostro Paese come un paradiso goloso con vini, cibi tipici, ricette di grande salubrità, qualità e diversità, possiamo battere la concorrenza straniera. È un progetto realizzabile solo lavorando insieme sotto una regia unica che metta in rete ristoranti, rivendite e luoghi di produzione. Australiani e scozzesi ci sono riusciti facendo aumentare visitatori e consumi di eccellenze alimentari, perché non dovremmo riuscirci noi? Del resto l'enogastronomia è la prima attrattiva di viaggio verso l'Italia e abbiamo 25-30.000 cantine aperte al pubblico, che possono essere proposte come la punta di diamante dell'intero progetto».

Nella ripartenza anche una comunicazione nuova verso i cittadini? Come cambierà, se cambierà, il modo di parlare ai consumatori?

«Certamente il web è molto più importante di prima, le cantine si stanno velocemente attrezzando per essere più visibili, georeferenziate e dialoganti con i consumatori. Hanno iniziato a usare i channel manager per gestire le prenotazioni provenienti dai vari portali e profilare le persone che arrivano da loro in modo da sviluppare il follow up. Molte hanno creato un club per i propri clienti affezionati, offrono loro vino e poi lo degustano insieme online. Anche l'ecommerce è ora molto più presente nei siti delle cantine».

Lei rappresenta le donne produttrici di vino: all'imprenditoria femminile è stata promessa una particolare attenzione nella ripartenza. Quali nuove politiche post pandemia chiedete come donne imprenditrici di questo settore?

«Stiamo lavorando su più fronti, con molti progetti. Tra questi, quello sul gender gap, insieme all'Università di Siena, a Unione Italiana Vini e Vinitaly International. L'idea è quella di capire quanto è ampia la forbice fra i salari e la progressione di carriera di uomini e donne, allo stato attuale e poi proporre una lista di 5-10 indicatori capaci di rilevare le cantine virtuose. Il passo successivo sarà di chiedere l'adozione di questi parametri nel quadro di una certificazione sociale delle aziende e la loro adozione nei punteggi relativi ai finanziamenti pubblici. Fra i tanti progetti tengo a ricordare il network mondiale costituito nel 2019 in occasione di SIMEI con 10 associazioni estere simili alla nostra e che in futuro porterà allo scambio di conoscenze, opportunità e visite. Le Donne del Vino sono l'associazione di vino al femminile più grande del mondo e stanno facendo da guida e da esempio a tutte le altre».

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