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GLI SPRECHI E LA FAME NEL MONDO

GLI SPRECHI E LA FAME NEL MONDO

Il punto di vista della FAO sugli effetti che l’emergenza Covid ha avuto sullo stato di malnutrizione e

sugli sprechi almentari

Si è parlato anche di malnutrizione e di come la pandemia abbia cambiato
l’andamento della povertà alimentare nel mondo nel primo giorno del Festival del Giornalismo
Alimentare, in programma a Torino presso il Circolo dei Lettori il 27 e 28 settembre 2021.

In collegamento da Roma Maurizio Martina, vice direttore generale della FAO è stato intervistato da
Marco Castelnuovo, direttore del Corriere della Sera Torino per raccontare il punto di vista
dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura rispetto all’ultimo anno. 

“Dobbiamo raddoppiare gli sforzi nella metà del tempo – esordisce Martina – La situazione in questo
ultimo anno e mezzo si è profondamente aggravata, la pandemia è stato un detonatore che ha esacerbato
la condizione di malnutrizione nel mondo. Nei 16-18 mesi in cui il Covid ha colpito più duramente c’è
stato un aumento di persone malnutrite equivalente al totale dei 5 anni precedenti. In poco più di un anno
110 milioni di persone sono entrate nell’area della malnutrizione, aggiungendosi ai 700 milioni che erano
in questa condizione prima della pandemia”.

Alla vigilia della giornata modiale contro gli sprechi alimentari, Maurizio Martina prosegue: “Ci sono
segnali interessanti rIspetto alla lotta contro gli sprechi: c’è un aumento di consapevolezza che porta con sé
anche un cambio di azioni. Il tema di fondo però è che ancora sprechiamo troppo, nel 2019 abbiamo
buttato il 14% del cibo prodotto, che equivale a oltre 331 milioni di tonnellate di prodotti alimentari
gettati via senza essere stati consumati. Questo dato è generato sia dagli sprechi veri e propri che dalle
perdite nella filiera. In Africa per esempio c’è una vera e propria emergenza rispetto al cibo che viene
perso nel passaggio dal campo al mercato. In Europa invece, dove centrale è lo spreco,
occorre capire che combattere le eccedenze alimentari significa anche combattere l’impatto ambientale da
esso causato”.


“Agricoltura e ambiente non devono percepirsi come nemici – conclude Martina – Vegetarianesimo e
veganesimo sono delle scelte, ma è importante fare attenzione alla retorica che c’è su questo argomento:
non dobbiamo smettere di mangiare carne. Se non utilizzassimo proteine di origine animale si creerebbe
un gigantesco problema nutrizionale. La zootecnia deve essere più responsabile, per realizzare a tutti gli
effetti una transizione verso un modello più sostenibile all’insegna della biodiversità e non
dell’omologazione. Ma le proteine animali sono fondamentali in certe zone del mondo, non può e non
deve esserci una dieta globale, replicabile o adattabile nei cinque continenti”.

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