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#Ripartiamoinsieme, Marianna Carlini: Ripartirà chi sa essere coerente

#Ripartiamoinsieme, Marianna Carlini: Ripartirà chi sa essere coerente

Marianna Carlini è titolare dell’agenzia Master Communication e fa parte dello staff del Festival del Giornalismo Alimentare.

«Mi occupo di pubbliche relazioni e uffici stampa dal 2001. Il mio lavoro è relazionarmi tutti i giorni con i media italiani, generalisti, consumer e trade, carta stampata, web, radio e televisione, con l’obiettivo di trovare quel delicato punto di equilibrio tra l’interesse dei soggetti che rappresento – principalmente aziende - a divulgare qualcosa, e l’interesse dei giornalisti a pubblicare notizie e servizi che interessino al loro pubblico.

La formazione umanistica e l’iscrizione all’albo pubblicisti dell’Ordine dei giornalisti mi rendono particolarmente appassionata ai contenuti, la vera carta vincente di qualsiasi comunicazione efficace. Per questo, anche se nasco professionalmente con i media tradizionali, oggi mi preoccupo di allineare i contenuti delle PR anche con quelli veicolati sui canali digital e social, spesso gestiti da altri professionisti, affinché ci sia coerenza di impostazione editoriale in tutti i canali di comunicazione, perché la coerenza è alla base della credibilità e dell’autorevolezza.

Ho esperienza trasversale in molti settori – food & beverage in particolare - e anche esperienze di comunicazione internazionale (specialmente territorio e cultura). Il mio lavoro mi diverte perché per poter comunicare e divulgare contenuti devo prima impararli. E imparare continuamente mi fa sentire viva».

Come stai affrontando la crisi?

«Per me la crisi è arrivata nel corso del primo anno di attività della società che ho deciso di fondare a metà 2019 con l’obiettivo di poter realizzare il mio ideale di consulenza in comunicazione. Credo da sempre in una comunicazione concreta, consistente, basata sui fatti, non effimera e di sola facciata. Ho affrontato questa crisi sollecitando i miei clienti ad analizzare insieme, a fondo, i comportamenti delle rispettive aziende, per trovare in essi la vera sostanza da comunicare. Poiché credo nel principio che la coerenza genera autorevolezza, credo anche che la volontà di comunicare possa avere il potere di spingere sempre più le aziende a tenere comportamenti virtuosi che sia opportuno comunicare. In queste settimane, in cui tutti siamo stati chiamati a pensare maggiormente al bene collettivo anziché all’interesse del singolo, anche nel rapporto con i clienti abbiamo pensato a far emergere contenuti di vero servizio e con alcuni abbiamo anche deciso insieme comportamenti virtuosi, come ad esempio elargizioni di importanti somme di denaro per strutture mediche sul territorio o donazioni di derrate di cibo a enti di beneficienza.

In sostanza, abbiamo continuato a comunicare. Un manager a un certo punto mi ha chiesto se in una situazione di tale emergenza non fosse più opportuno tacere. Ho risposto che deve tacere chi non ha nulla di importante o concreto da dire. Chi invece fa tanto e fa bene ha il dovere e la responsabilità di continuare a comunicare, proprio perché così può dare un contributo all’ottimismo e al miglioramento. Divulgare il bene può innescare anche un positivo fenomeno di emulazione».

Qual è il modo migliore per affrontare la ripartenza? Quale comunicazione funzionerà meglio per le aziende?

«Sempre più una comunicazione di sostanza, consistente e coerente. Ciò che comunichi deve trovare riscontro nelle azioni e nei comportamenti. E siccome siamo qui per comunicare contenuti positivi, che servono a costruire una reputazione favorevole, prima bisogna conquistarsela con i comportamenti. Il pubblico si aspetta sempre più dalle aziende che abbiano un forte ruolo sociale, che si prendano cura dei propri collaboratori, che si occupino del territorio e delle comunità locali, che si preoccupino delle condizioni di lavoro di tutti gli attori della filiera produttiva, della salute dei consumatori e così via. Quindi, ancora di più, bisognerà fare e far sapere: ma, prima di tutto, fare!

Anche la comunicazione di prodotto dovrà essere accompagnata da una promozione valoriale, che non è l’analisi sensoriale del prodotto, ma il racconto dell’universo da cui esso è nato. Questo è un meccanismo insito da sempre nelle PR ma auspico che pervada sempre più anche la comunicazione, in particolare quella social: credo che valga molto di più raccontare il territorio straordinario da cui nasce, ad esempio un’acqua minerale, anziché fotografarne una bottiglia vicino a una ricetta».

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