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Vacondio, Federalimentare "Puntare su export ed educazione alimentare"

Vacondio, Federalimentare "Puntare su export ed educazione alimentare"

Il food delivery diventerà permanente mentre i consumatori si stanno pericolosamente dividendo in due fasce di prezzo polarizzate con la sparizione della fascia media. È la lucida analisi di Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare, il ramo di Confindustria che raggruppa le industrie del cibo. Le richieste vanno dalla promozione del cibo italiano all'estero al consolidamento dell'educazione alimentare nelle scuole.

Da osservatori privilegiati di Federalimentare come sta cambiando il vostro settore alimentare? Come si orienteranno i consumatori dopo la pandemia? Cosa resterà delle abitudini nate in questi lockdown?

«Senza dubbio la pandemia ha cambiato molte abitudini dei consumatori. La prima, non positiva, è quella della polarizzazione dei consumi: c'è una fascia di persone che acquista prodotti premium e una che acquista prevalentemente nei discount. Con la pandemia si è assottigliata ancora di più la fascia intermedia dei consumatori che è preziosa e che dovemmo, invece, cercare di recuperare. Poi, c'è la questione del delivery che si è imposto sulle scene e che non se ne andrà più. Molti esercenti hanno iniziato a farlo per forza durante la pandemia e anche se si tornerà alla normalità, il delivery ha ormai acquisito un posto nelle abitudini dei consumatori.

Quali saranno gli aspetti strategici su cui puntare con il ritorno alla normalità?

«Come Federalimentare pensiamo che non ci sia molto da cambiare rispetto a prima: le scelte fatte fino a prima della pandemia sono state valide, basti pensare al raddoppio dell'export dal 2007 al 2020. La pandemia ha frenato questa "autostrada" ma riprenderla appena possibile sarà fondamentale per andare avanti e arrivare ai famosi 50 miliardi. A questo voglio aggiungere, lato consumi interni, che il fuori casa, dallo scorso anno, è in grave affanno ma rappresenta un nostro punto di forza su cui investire: sul settore dell'Horeca, centrale per noi, le istituzioni devono fare molto, devono aiutarlo perché questo tendere una mano anche in termini economici all'Horeca significa fare un investimento per il Paese».

Quali saranno le aspettative dei consumatori rispetto alla comunicazione delle aziende? Cosa vorranno conoscere del prodotto?

«C'è un'attenzione sempre maggiore verso la sostenibilità e la tracciabilità di quello che mangiamo. In questo senso, Federalimentare sostiene, da sempre, la necessità di un’informazione trasparente, chiara, completa e rilevante che vada incontro alle aspettative del consumatore, nostro principale azionista, e che sia in grado di metterlo nelle condizioni di fare scelte consapevoli.

C'è, poi, la questione etichettatura su cui Federalimentare si è battuta molto e su cui continua a battersi a livello europeo. In Italia, intanto, è entrata in vigore con uso volontario da parte delle aziende il Nutri Inform battery, il sistema di etichettatura che consente di educare il consumatore su ciò che mangia. Sapere quanto del prodotto scelto è consigliabile mangiare o bere giornalmente per seguire una dieta varia ed equilibrata credo sia una delle questioni che più interessa ai consumatori».

Quali saranno i canali da privilegiare per la comunicazione da parte delle aziende verso i consumatori?

«Molte delle nostre aziende si stanno aprendo al digitale: è innegabile che ormai i social hanno un ruolo di primo piano per questo è importante fare informazione anche lì. Non bisogna però dimenticare i canali offline, che rimangono preziosi: progetti come "Apertamente", cioè le giornate "porte aperte" per i consumatori promosse dalle nostre aziende rimangono senz'altro il canale più efficiente per mostrare chi è e cosa fa l'industria alimentare italiana. Parlando di esperienze fisiche, fondamentali sono anche le fiere, italiane ed estere, che ricominceranno alla fine dell’estate.

Ci parla dei vostri progetti per comunicare verso i consumatori? Come pensate di promuovere in Italia e all'estero i prodotti che rappresentate?

«Un progetto a cui teniamo molto è quello di Osservatorio Alimentare, fortemente voluto dai Giovani Imprenditori di Federalimentare: un portale per fare informazione sui prodotti della nostra industria a cui contribuiscono periodicamente tutte le nostre associazioni. Lo scopo principale è quello di sfatare le fake news che ormai abbondano sul web soprattutto per quanto riguarda il cibo: siamo un'industria che produce eccellenze e lo fa con alti standard di sicurezza e di qualità. È giusto che tutti lo sappiano. Lo scopo di Osservatorio è proprio questo: parlare di ciò che conosciamo meglio, il cibo che produciamo. Il tono pop, come pure l'utilizzo dei social, è il modo in cui cerchiamo di arrivare a più persone possibili convinti che ciò che mangiamo sia una delle poche cose che riguarda tutti, ma proprio tutti.

La comunicazione rientra, non a caso, tra le linee prioritarie del Patto per l'Export, il documento per il rilancio del Made in Italy firmato dalla Farnesina con Enti, Regioni, Associazioni di Categoria e Amministrazioni: la ripartenza non potrà prescindere da una grande campagna di comunicazione per rafforzare l'immagine del Made in Italy all'estero. Comunicazione strategica e integrata che sappia raccontare, attraverso piattaforme digitali e media tradizionali, il saper fare italiano, sinonimo di qualità, sicurezza e innovazione. 

Da non dimenticare, come occasione di comunicazione sul saper fare italiano oltre che per intensificare l'attività di internazionalizzazione del nostro sistema imprenditoriale, Expo Dubai che si terrà a partire dal prossimo ottobre.

Infine, Federalimentare ritiene estremamente utili le attività nell'ambito del Regolamento n. 1144/2014 del Parlamento Europeo e del Consiglio che mirano a realizzare azioni di informazione e di promozione nel mercato interno e nei paesi terzi per i prodotti agricoli e per alcuni prodotti alimentari. Obiettivo di queste azioni di informazione e di promozione è migliorare la competitività dei prodotti dell’Unione. Inoltre, le azioni di informazione e di promozione dovrebbero incrementare il grado di conoscenza dei consumatori riguardo ai prodotti dell'UE e ai loro metodi di produzione, rafforzando la consapevolezza dei consumatori e il riconoscimento dei regimi di qualità dell’Unione».

Quali sono le vostre richieste rivolte alla politica per migliorare l'informazione e la consapevolezza del consumatore?

«Nel complesso, ammontano a quasi 1 miliardo di euro le risorse investite dall’industria degli alimenti e delle bevande in educazione alimentare, riformulazione e porzionamento dei prodotti, promozione dell’attività fisica, etichettatura nutrizionale, marketing e commercializzazione degli alimenti, prevenzione dei comportamenti a rischio.

Tuttavia, in un’ottica di responsabilità condivisa, l’efficacia del contributo dell’industria alimentare e delle bevande risulterà più o meno incisiva in funzione del ruolo che gli altri attori coinvolti, sia istituzionali che privati, decideranno di assumere nella stessa direzione.

L’industria alimentare italiana promuove da trent’anni, ad opera sia di singoli brand sia di strutture associative, campagne di educazione alimentare e di promozione dell’attività fisica, volte a favorire l’adozione di corretti stili di vita (e ad evitare comportamenti a rischio), da parte di tutta la popolazione italiana, a cominciare dai più giovani.

Va da sé che l’attività di educazione alimentare, in particolare se svolta nelle scuole, debba essere realizzata in maniera centralizzata, coordinata e continuativa in primis dalle Amministrazioni competenti a cui spetta il compito di predisporre le giovani generazioni a uno stile di vita sano, adottato sin dai primi anni, per incidere positivamente sullo stato di salute di ogni singolo individuo lungo tutto il corso della vita. In assenza di questo sforzo costante da parte delle Istituzioni, i risultati in termini di miglioramento della salute pubblica avranno difficoltà a manifestarsi».

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