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Comunicazione e istruzione: il cibo come materia di studio

Alimentazione, comunicazione e istruzione. Tre parole che, nel nostro Paese, sono sempre più interconnesse tra loro, grazie, soprattutto, ad un deciso cambiamento culturale e ad una maggior richiesta di chiarezza e corretta informazione. Il cibo, insomma, si sta trasformando in una materia di studio e di comunicazione a 360°, perché capace di influire in maniera decisiva non soltanto sulla nostra salute, ma anche sull’economia, sullo sviluppo del territorio e sull’ambiente.

In Italia l’educazione alimentare ha avuto un boom da poco più di dieci anni. A seguito, anche, delle sollecitazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il Ministero dell’Istruzione ha redatto le linee guide per un attento percorso formativo sul tema, mentre il Ministero della Salute ha riconosciuto, nella scuola, la responsabilità di stimolare conoscenza e consapevolezza, al fine di influenzare positivamente stili di vita salutari.

Sebbene, ad oggi, non sia ancora una vera e propria materia curriculare, tuttavia sempre più scuole e università hanno preso a cuore l’argomento, cogliendone l’attualità, attraverso iniziative singole, progetti più strutturati o veri e propri Master. Per i più piccoli continuano a sommarsi le iniziative e i micro progetti volti ad offrire, spesso in modo ludico e interattivo, pillole di conoscenza sull’alimentazione, ma anche sull’agricoltura, sulla produzione e sul loro impatto con l’ambiente. Sollecitazioni, in questo senso, arrivano anche dalle istituzioni. Ad esempio, negli ultimi mesi, il Ministero dell’istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) e il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (MIPAAF), con il supporto del Dipartimento di Medicina sperimentale dell’Università Sapienza di Roma, hanno lanciato un Touch book gratuito, dal nome “Cambio Stile”, indirizzato, in due versioni differenti, ai bambini dai 6 agli 11 anni e ai ragazzi dai 12 ai 18 anni.

A livello universitario sono numerosi i Master che offrono l’opportunità di diventare comunicatori del cibo. Se a Pollenzo, nel cuneese, è nata una vera propria Università degli studi di Scienze Gastronomiche, grazie all’intuizione di Slow Food, su e giù per lo Stivale si possono incontrare numerose proposte, finalizzate ad insegnare i modi corretti per comunicare il cibo e a riconoscere, più approfonditamente, tutti gli aspetti che, inevitabilmente, lo riguardano: dall’enogastronomia alla sociologia, dalla storia al design, dall’economia all’estetica, dalla scienza alla tecnologia.

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