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Scinicariello, Viaggi che mangi, "I turisti cercano il fuori porta"

Scinicariello, Viaggi che mangi, "I turisti cercano il fuori porta"

Selene Scinicariello è autrice del blog Viaggi che Mangi, dove racconta le esperienze di turista con un occhio sempre rivolto agli aspetti della tradizione gastronomica. Nei lunghi mesi di confinamento tra le mura di casa ha mantenuto vivo il dialogo con i suoi lettori attraverso le storie e i luoghi di “prossimità” riscoprendo così le bellezze della sua regione, la Liguria, e della sua città, Genova. Oggi è convinta che sarà proprio questo il punto di ripartenza per tutto il settore turistico ed enogastronomico, assieme alla spinta verso una digitalizzazione attenta e professionale.

Come hai affrontato con il tuo blog questa pandemia e la conseguente grande difficoltà nel settore ristorativo? Hai in qualche modo modificato la tua narrazione? Hai realizzato qualche iniziativa particolare per raccontare questo periodo?

«Viaggi che mangi, il mio blog, è dedicato ai viaggi e all’enogastronomia dei territori per cui è stato messo a dura prova in questo ultimo anno e mezzo. Entrambi i settori, turismo e ristorazione, sono stati colpiti fortemente dalla crisi e, non nego, che, anche per me, ci siano stati alcuni periodi di particolare sconforto. In un primo momento, durante il lockdown iniziale, andavano forte i contenuti relativi a ricette e piatti tipici, poi l’estate 2020 ha portato con sé una ventata di ottimismo e i lettori hanno iniziato a tornare sul sito in cerca di consigli su luoghi da visitare e posti dove assaggiare prodotti locali. Purtroppo la seconda ondata dell’inverno 2021 ha portato con sé anche un po’ di tristezza e rassegnazione e, a parte qualche picco, “Viaggi che mangi” ha visto nuovamente abbassarsi la media di visitatori.

Ho dovuto cercare nuove idee e nuovi stimoli per i miei lettori e ho deciso di puntare molto sulla riscoperta di luoghi, tradizioni e piatti della mia regione, la Liguria, e in questo modo ho riscontrato tanta partecipazione anche sui canali social dove condivido i miei contenuti.

Puntare su contenuti di prossimità, in questo momento dà i suoi frutti: se la gente non può viaggiare cerca qualcosa da fare (e da gustare) nelle vicinanze. Puntare su argomenti un po’ più di nicchia sta aiutando il blog a non sprofondare sotto al peso di questa crisi.

Per quanto riguarda i social, invece, ho deciso di raccontare le ricette che preparo quotidianamente: sono tutti piatti semplici e facilmente replicabili e chi mi segue sta apprezzando l’idea.

Ho deciso di concentrare la comunicazione sull’idea di non sprecare e riutilizzare gli avanzi (ripensando anche al Festival 2020 e alla “Food Bag”): essendo chiusi in casa da un po’ è possibile che la gente accumuli del cibo nel frigo solo per il gusto e l’evasione di andare al supermercato. Io sto provando a sensibilizzare su questo tema cercando di far vedere come anche facendo una spesa più mirata e meno d’impulso si possa mangiare in maniera sana e creativa per diversi giorni senza buttare nulla. Nel frattempo ho cercato di aiutare gli amici ristoratori chiedendo ad amici e follower di segnalarmi ristoranti e iniziative ho dato visibilità in maniera totalmente gratuita sui miei social ai ristoranti che volevano far girare i loro menù d’asporto e i loro progetti. Questa idea si è allargata e ha coinvolto anche i ristoranti di TavoleDoc Liguria. Al momento l’iniziativa è ferma, ma se c’è qualcuno che ha voglia di raccontarsi sui social di Viaggi che mangi è sempre il benvenuto».

Dal tuo punto di vista, come hanno comunicato le aziende del food in questo periodo? Ci sono iniziative che ti hanno colpito particolarmente e che hai voluto mettere in evidenza?

«Non tutti, a mio parere, sono riusciti a comunicare nel modo giusto: purtroppo, parlo soprattutto di piccole realtà, non tutti hanno gli strumenti o sanno usarli nel modo adeguato.

Il digitale è una grande opportunità, soprattutto in questo momento, ma non tutti sono stati in grado di sfruttare pienamente il suo potenziale.

Ho notato, poi, che nell’ultimo periodo in molti si stanno demotivando, abbandonando anche iniziative di delivery e asporto iniziate particolarmente bene.

Allo stesso modo, comunque, ho notato diverse iniziative interessanti che mi hanno colpita: in tanti hanno saputo reinventarsi e non fermarsi dimostrando forza e caparbietà.

Parlando della mia città, Genova, ad esempio, il Ristorante Santamonica ha dato il via alle spedizioni di pesto in tutta Italia; il Gradisca Cafè, invece, specializzato in cocktail e quindi in un’attività serale, si è reinventato e in zona gialla ha iniziato a collaborare con locali vicini organizzando brunch domenicali dolci e salati.

La capacità di continuare a mettersi in gioco di molti ristoratori è davvero lodevole.»

E i tuoi lettori come hanno reagito? Hai notato una maggior sensibilità a determinati temi legati al mondo del food? C’è stato un incremento di attenzione nei confronti di questo settore?

«In parte direi di sì. Personalmente mi rendo conto che il discorso delle ricette nelle stories di Instagram sta attirando e piacendo, ma ho anche notato una nuova voglia di sperimentare in cucina. Avendo più tempo ci si può dedicare ad attività che un tempo venivano trascurate.

Ho notato, comunque, anche molta sintonia e voglia di aiutare i ristoratori ordinando in delivery o da asporto. Le persone hanno sentito la mancanza dei ristoranti».

Dopo la pandemia, e quando finalmente si potrà parlare davvero di ripartenza, come cambierà secondo te la comunicazione in ambito food? Quali canali dovrebbero essere privilegiati e quali quelli che hanno fatto il loro tempo?

 

«La pandemia ha mostrato l’importanza dei canali digitali, di un sito web ben fatto che possa magari funzionare come menù online, ha mostrato l’importanza di esserci sui social per poter comunicare in tempo reale con i propri clienti e per creare con essi un rapporto che sia personale.

Credo che tutto ciò sarà ancora fondamentale anche domani. Il ristorante come ogni attività legata al Food non potrà più essere solo un servizio, ma dovrà diventare una vera e propria esperienza a cui il cliente si senta legato, magari, anche in maniera affettiva.

Inoltre, forse per deformazione professionale (mi occupo di scrittura per il web, sono Seo copywriter) sono convinta che sia sempre più importante curare la propria presenza online per esserci sempre al momento giusto, pronti a soddisfare le esigenze dei possibili futuri clienti.

Non si tratta solo di foto su Instagram, ma di rispondere continuamente alle domande degli utenti attraverso articoli online (creare una sezione blog sul proprio sito è un’idea su cui riflettere) e attraverso la costruzione di una community sui social: bisogna convincerli a scegliere te e, a quel punto, offrire loro il miglior servizio possibile così da creare un rapporto di fiducia e acquisire un cliente fidelizzato.

Forse può sembrare puro marketing, ma in realtà dietro a questo processo ci dev’essere passione ed entusiasmo: oggi il cliente cerca sempre più esperienze autentiche, vere ed emozionanti, non vuole più solamente sedersi a un tavolo per mangiare, cerca qualcosa di più.»

Hai qualche progetto futuro che ci vuoi anticipare?

«Per scaramanzia non dico mai troppo su un progetto non ancora terminato, ma posso dirvi che in questo anno ho deciso di dedicarmi a un’idea che avevo in mente da molto tempo dedicato alla mia Genova. Non posso dire di più, ma spero di riuscire a finirlo entro la fine del 2021».

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